CAPITOLO I
L’oggetto non persiste, è musicale, mellifluo, caduco; esso spara immagini di sé alla velocità di circa alcuni miliardi di miliardi al secondo e gli oggetti sono numerosi, ed i personaggi sono alcune decine; misurando e trascrivendo le connessioni tra gli oggetti si genera un suono non riproducibile ma imitabile.
Esso segnala la sua presenza sia come assoluta trasparenza, quella persistente fissità delle cose, sia il suo movimento confidenziale tradotto ed amplificato dall’albume intellettivo dell’uomo bipede, come star o come inetto del villaggio o come ridondanza dell’inutilità dell’essere, del suo avvilimento, del suo amor proprio, della sua malattia, della sua potenza psichica, il rosso degli occhi nella notte, il formicolìo la stasi e l’estasi, il perimetro del girovagare all’interno di conchiglie ovattate, di barattoli, di pensieri spremuti, condensati ed evaporati, una poliglotta nenia.